Molte volte, nella sua vita, Ruggero rispondeva con l’ingenuità, la semplicità e il modo diretto, tipico dei bambini, e diceva che lui non era “normale”. Glielo avevano detto da piccolo, quando era stato allontanato dalla scuola, quando non gli era stato concesso il permesso per emigrare nel Stati Uniti con la sua famiglia e anche quando era stato dichiarato inabile al servizio militare.
Aveva imparato a leggere solo all’età di 18-20 anni, quando il cognato Renato – chissà come avrà fatto – ha trovato il modo di insegnarli lettura e scrittura.
Così Ruggero ha iniziato a leggere. Leggeva e ripeteva, leggeva e ripeteva e, poi, scriveva. Aveva i suoi diari dove prendeva nota degli eventi per lui più rilevanti. E, data la complessa articolazione della sua famiglia di origine con tanti fratelli e tantissimi nipotini, prendeva nota delle date delle ricorrenze: matrimoni, compleanni.
Poi, forse a causa del contagio familiare, seguiva il calcio e, ogni lunedì, copiandoli dal giornale, trascriveva risultati, marcatori e classifica. Per lui erano dei veri e propri riti e spesso tardava nel mettersi a tavola, perché doveva prima finire di scrivere.
Fin qui, nulla di straordinario si potrebbe pensare. Ma provate a immagine di dover ricordare i nomi dei giocatori del Milan allenato da Nereo Rocco. E quelli ai tempi di Sacchi e di Capello? E le formazioni della Nazionale? Ma non basta. Ogni mattina, guardava il calendario e, non solo si ricordava se proprio quel giorno cadeva la ricorrenza del matrimonio di fratello Ettore, o del compleanno di una nipote o di una cugina Denver, ma si ricorda anche delle ricorrenze di eventi accaduto nel mondo o in Italia.
E, dunque, bastava chiedere: “Ruggero, quando compie gli anni il tal nipote o la tal cugina?” - e lui, veloce come Google ti rispondeva.
Insomma, veniva “usato” come una sorta di motore di ricerca, ma gli avevano detto che non era “normale”. Già, era straordinario!