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Carmela Gentile

10-02-1926 Fiume
24-11-2018 Gorizia
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Innamorata della vita e della famiglia, ha saputo combattere con forza e ostinata determinazione contro le avversità, senza mai arrendersi, conservando la fede, la speranza e il suo tenace ottimismo.

▶ BIOGRAFIA

L’infanzia e l’adolescenza
Nata a Fiume il 10 febbraio del 1926, Carmela (Carmelina) Gentile era la seconda di otto fratelli. I suoi genitori, Luigi e Maria Genovese, avevano lasciato la nativa Barletta per trasferirsi dapprima a Roma, dove era nata Nicoletta, la loro primogenita, e successivamente a Fiume, dove Luigi aveva trovato lavoro presso il porto.
Tra il 1929 ed il 1939, la famiglia si era estesa con la nascita delle sorelle Maria ed Emma e dei fratelli Carlo, Ruggero, Ettore e Gianni.
A Fiume la piccola Carmela frequentò le scuole elementari. Aveva un amore particolare per la musica, per il canto e le recite, e una buona inclinazione per i conti e la matematica. Proprio in quegli anni fu colpita da una grave infezione agli occhi, da cui, dopo una lunga degenza ospedaliera, riuscì a guarire.
Dopo aver completato il primo ciclo scolastico dovette comunque abbandonare la scuola per dedicarsi alla famiglia. Così Carmelina, come una piccola Cenerentola, si divideva tra l’aiuto offerto alla nonna e l’impegno di casa al servizio degli altri fratelli. In particolare si occupava di Ruggero che, fin dalla nascita, presentava delle problematiche cognitive e necessitava di cure e vigilanza continua.
 
Gli anni bui della guerra e le tragedie familiari
Gli anni Quaranta non portarono solo venti di guerra. Il 1944 fu un anno  davvero infausto per la famiglia Gentile. La sorella Maria morì, a 15 anni, in seguito ad una lunga malattia e, a distanza di solo 15 giorni, morì anche la piccola Emma, di 10 anni, colpita da una meningite fulminante. Davvero una grande tragedia. Carmelina, allora diciottenne, fu di grande sostegno per la madre e si adoperò per la famiglia e, soprattutto, per il piccolo Ruggero, surrogando spesso le funzioni materne.
Nel periodo della seconda guerra mondiale, quando Fiume fu bersaglio di innumerevoli bombardamenti aerei che, oltre a colpire gli obiettivi strategici, fecero anche numerose vittime fra la popolazione civile, Carmela si attivò con responsabilità materna per proteggere i fratellini che guidava tempestivamente nei rifugi antiaerei, allo scattare degli allarmi.
 
L’esodo da Fiume, il campo profughi e l’incontro con Renato
A seguito dell’annessione di Fiume alla Jugoslavia, i Gentile, come tante altre famiglie, optarono per l'Italia e, nei primi mesi del 1947 lasciarono la città.
Dopo l’esodo ed alcuni periodi di collocazioni temporanee, i Gentile si trasferirono al campo profughi situato nel ex convitto Cordellina di Vicenza, città in cui, da qualche anno, si era stabilita la sorella maggiore Nicoletta, sposatasi con il calciatore Bruno Quaresima.
Fu in quel contesto che Carmelina conobbe Renato, l’amore della sua vita. Renato Villa, giovane graduato milanese della pubblica sicurezza, lavorava infatti nella caserma di polizia attigua al Cordellina.
 
L’emigrazione dei Gentile per gli Stati Uniti d’America
La vita da profughi, l’incertezza per il futuro e le difficoltà di integrazione in quel territorio italiano, tanto vicino ma anche troppo lontano dalla loro Fiume italiana, maturarono nella famiglia Gentile la decisione di emigrare.
Allora Renato era troppo giovane per contrarre matrimonio e, come graduato di polizia, avrebbe potuto ottenere il permesso soltanto nel 1954. Nel frattempo il suo legame con Carmelina si era consolidato ed egli aveva conquistato la fiducia e l’affetto della famiglia Gentile.
Fu anche in quel contesto che emerse l’impossibilità di ottenere il permesso di emigrazione per il piccolo Ruggero a causa del suo handicap psicofisico, sicché Carmelina rimase in Italia e, in attesa del matrimonio, continuò a prendersi cura del fratello. E così Carmelina e Renato, prima ancora di potersi sposare e dare il via alla loro vita familiare, si ritrovarono a vivere, di fatto, una sorta di genitorialità nei confronti del giovane Ruggero.
Nel periodo di permanenza presso il campo profughi, Carmelina si dava da fare per racimolare qualche entrata. Si era organizzata per offrire servizi di lavatura e stiratura di abiti ed iniziò anche a prestare servizi domestici ad una famiglia vicentina.
Insieme ai genitori, alla ricerca del sogno americano, partirono i fratelli Carlo, Ettore e Gianni ai quali Carmelina era molto legata, dai quali fu sempre molto amata e con i quali rimase in costante contatto. Fu nell’occasione di quei tristi saluti che Carmela abbracciò il padre Luigi per l’ultima volta.
 
Dal lungo fidanzamento al matrimonio con Renato
Rimasta sola, lasciò il centro di accoglienza del Cordellina e, per un periodo, fu accolta dalla sorella Nicoletta, che nel ’43 aveva dato alla luce la primogenita Maria Grazia.
Nel gennaio del 1954, quasi contemporaneamente al nulla osta per il matrimonio, Renato ricevette anche la comunicazione del suo trasferimento a Tarvisio.
Così, il 31 marzo 1954, a Vicenza, Carmelina e Renato poterono finalmente coronare il loro sogno d’amore e, subito dopo, si trasferirono a Tarvisio insieme a Ruggero che ormai li aveva a sua volta “adottati” come genitori.
Il periodo passato a Tarvisio dal 1954 al 1960, se da una parte ha riservato delle grandi difficoltà dovute principalmente alla rigidità del clima invernale, è stato tra i più felici della vita di Carmelina e Renato. Fu proprio Tarvisio che nell’aprile del 1955 diede i natali a Carlo Alberto, il loro unico figlio.
Alla fine del ’60 Renato ottenne il trasferimento a Gorizia che aveva chiesto allo scopo di offrire al piccolo Carlo Alberto, prossimo ad iniziare il suo percorso scolastico, un ambiente sociale più ricco di opzioni e di opportunità per il suo futuro.
In quello stesso periodo mamma Maria decise di fare ritorno in Italia e di prendere con sé Ruggero.
 
Gli anni di Gorizia
Gli anni di Gorizia, videro la crescita del figlio che, da Carluccio, si trasformò in Carlo, ma che per Carmelina rimase – per tutta la vita – il suo amato Carluccio.
Mamma Carmelina e papà Renato, riversarono tutte le loro energie alla sua crescita e alla sua educazione, che, come spesso accadeva nella famiglie di modeste origini, puntava ad una legittima elevazione personale e sociale dei figli. In alcuni periodi Carmelina, che si occupava giornalmente anche di mamma Maria e di Ruggero, aveva trovato lavoro a ore come domestica, per supportare il bilancio  familiare.
Dopo il matrimonio del figlio Carlo Alberto, Renato si congedò dal servizio ed iniziò il suo pensionamento.  Poco tempo dopo, tenuto conto dell’anzianità di mamma Maria e delle maggiori necessità di assistenza al fratello Ruggero, Carmelina e Renato decisero di unirsi a loro e di convivere sotto lo stesso tetto.
Dopo la morte di mamma Maria, avvenuta nel 1985, Carmelina e Renato continuarono a prendersi cura di Ruggero e, sempre insieme, poterono finalmente prendersi dei momenti di svago e di vacanza. Nel 1986 e nel 1992 si recarono anche a Denver per riabbracciare i fratelli e le loro famiglie.
Fu un periodo felice e sereno, anche se più volte interrotto dalle cure sempre più frequenti per rallentare il processo di cecità che aveva colpito Ruggero.
La fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila riservò a Carmelina il periodo più infelice della sua vita, causato dalla incurabile malattia che colpì il suo amato Renato e che lo portò alla morte nel maggio del 2001.
Convivendo con il suo grande dolore e con la sofferenza che non la abbandonò mai, Carmelina continuò ad assistere Ruggero. Quell’impegno costante la teneva viva,  la sorreggeva e ne alimentava le forze.
 
La scomparsa del fratello Ruggero
Dopo la scomparsa di Ruggero, Carmelina era l’unica supersite degli otto fratelli Gentile. Infatti tra il 2000 e il 2006 anche Carlo, Gianni ed Ettore se ne andarono. Ora anche la foto di Ruggero aveva trovato un posto nell’altarino con le immagini di tutti i suoi cari e presso il quale Carmelina era solita recitare le sue preghiere del mattino e della sera.
La solitudine era attenuata dalla sua passione per lo sport e per il calcio con il grande tifo per il Milan, mutuato dal milanese rossonero Renato. Anche negli ultimi tempi le piaceva tenersi aggiornata con la lettura del quotidiano locale e, soprattutto, della sua Gazzetta dello Sport, che il figlio Carlo Alberto le recapitava nelle sue visite giornaliere.
Pur se negli ultimi anni non le era più possibile godere della sua piena libertà di movimento, aspettava con ansia le giornate in cui, sempre sorretta dal figlio, si dedicava alla spesa del sabato ed alle passeggiate del martedì e del giovedì.
Alcuni mesi dopo aver compiuto i 92 anni, a seguito di una banale caduta tra le mura di casa, che le procurò la frattura del femore, iniziò per Carmelina un periodo di grandi sofferenze dal quale non si riprese più. Tuttavia, anche nelle condizioni più precarie, il suo carattere forte e indomabile, di tanto in tanto,  emergeva e si manifestava contro le costrizioni e gli impedimenti corporali cui era sottoposta.
Dopo cinque mesi di quella feroce sofferenza, nella notte del 24 novembre 2018, mano nella mano con il figlio Carlo, i suoi occhi verdi-azzurri si chiusero per sempre.

Riposa nel cimitero centrale di Gorizia assieme al marito Renato e al “fratello-figlio” Ruggero.
L’infanzia e l’adolescenza
Nata a Fiume il 10 febbraio del 1926, Carmela (Carmelina) Gentile era la seconda di otto fratelli. I suoi genitori, Luigi e Maria Genovese, avevano lasciato la nativa Barletta per trasferirsi dapprima a Roma, dove era nata Nicoletta, la loro primogenita, e successivamente a Fiume, dove Luigi aveva trovato lavoro presso il porto.
Tra il 1929 ed il 1939, la famiglia si era estesa con la nascita delle sorelle Maria ed Emma e dei fratelli Carlo, Ruggero, Ettore e Gianni.
A Fiume la piccola Carmela frequentò le scuole elementari. Aveva un amore particolare per la musica, per il canto e le recite, e una buona inclinazione per i conti e la matematica. Proprio in quegli anni fu colpita da una grave infezione agli occhi, da cui, dopo una lunga degenza ospedaliera, riuscì a guarire.
Dopo aver completato il primo ciclo scolastico dovette comunque abbandonare la scuola per dedicarsi alla famiglia. Così Carmelina, come una piccola Cenerentola, si divideva tra l’aiuto offerto alla nonna e l’impegno di casa al servizio degli altri fratelli. In particolare si occupava di Ruggero che, fin dalla nascita, presentava delle problematiche cognitive e necessitava di cure e vigilanza continua.
 
Gli anni bui della guerra e le tragedie familiari
Gli anni Quaranta non portarono solo venti di guerra. Il 1944 fu un anno  davvero infausto per la famiglia Gentile. La sorella Maria morì, a 15 anni, in seguito ad una lunga malattia e, a distanza di solo 15 giorni, morì anche la piccola Emma, di 10 anni, colpita da una meningite fulminante. Davvero una grande tragedia. Carmelina, allora diciottenne, fu di grande sostegno per la madre e si adoperò per la famiglia e, soprattutto, per il piccolo Ruggero, surrogando spesso le funzioni materne.
Nel periodo della seconda guerra mondiale, quando Fiume fu bersaglio di innumerevoli bombardamenti aerei che, oltre a colpire gli obiettivi strategici, fecero anche numerose vittime fra la popolazione civile, Carmela si attivò con responsabilità materna per proteggere i fratellini che guidava tempestivamente nei rifugi antiaerei, allo scattare degli allarmi.
 
L’esodo da Fiume, il campo profughi e l’incontro con Renato
A seguito dell’annessione di Fiume alla Jugoslavia, i Gentile, come tante altre famiglie, optarono per l'Italia e, nei primi mesi del 1947 lasciarono la città.
Dopo l’esodo ed alcuni periodi di collocazioni temporanee, i Gentile si trasferirono al campo profughi situato nel ex convitto Cordellina di Vicenza, città in cui, da qualche anno, si era stabilita la sorella maggiore Nicoletta, sposatasi con il calciatore Bruno Quaresima.
Fu in quel contesto che Carmelina conobbe Renato, l’amore della sua vita. Renato Villa, giovane graduato milanese della pubblica sicurezza, lavorava infatti nella caserma di polizia attigua al Cordellina.
 
L’emigrazione dei Gentile per gli Stati Uniti d’America
La vita da profughi, l’incertezza per il futuro e le difficoltà di integrazione in quel territorio italiano, tanto vicino ma anche troppo lontano dalla loro Fiume italiana, maturarono nella famiglia Gentile la decisione di emigrare.
Allora Renato era troppo giovane per contrarre matrimonio e, come graduato di polizia, avrebbe potuto ottenere il permesso soltanto nel 1954. Nel frattempo il suo legame con Carmelina si era consolidato ed egli aveva conquistato la fiducia e l’affetto della famiglia Gentile.
Fu anche in quel contesto che emerse l’impossibilità di ottenere il permesso di emigrazione per il piccolo Ruggero a causa del suo handicap psicofisico, sicché Carmelina rimase in Italia e, in attesa del matrimonio, continuò a prendersi cura del fratello. E così Carmelina e Renato, prima ancora di potersi sposare e dare il via alla loro vita familiare, si ritrovarono a vivere, di fatto, una sorta di genitorialità nei confronti del giovane Ruggero.
Nel periodo di permanenza presso il campo profughi, Carmelina si dava da fare per racimolare qualche entrata. Si era organizzata per offrire servizi di lavatura e stiratura di abiti ed iniziò anche a prestare servizi domestici ad una famiglia vicentina.
Insieme ai genitori, alla ricerca del sogno americano, partirono i fratelli Carlo, Ettore e Gianni ai quali Carmelina era molto legata, dai quali fu sempre molto amata e con i quali rimase in costante contatto. Fu nell’occasione di quei tristi saluti che Carmela abbracciò il padre Luigi per l’ultima volta.
 
Dal lungo fidanzamento al matrimonio con Renato
Rimasta sola, lasciò il centro di accoglienza del Cordellina e, per un periodo, fu accolta dalla sorella Nicoletta, che nel ’43 aveva dato alla luce la primogenita Maria Grazia.
Nel gennaio del 1954, quasi contemporaneamente al nulla osta per il matrimonio, Renato ricevette anche la comunicazione del suo trasferimento a Tarvisio.
Così, il 31 marzo 1954, a Vicenza, Carmelina e Renato poterono finalmente coronare il loro sogno d’amore e, subito dopo, si trasferirono a Tarvisio insieme a Ruggero che ormai li aveva a sua volta “adottati” come genitori.
Il periodo passato a Tarvisio dal 1954 al 1960, se da una parte ha riservato delle grandi difficoltà dovute principalmente alla rigidità del clima invernale, è stato tra i più felici della vita di Carmelina e Renato. Fu proprio Tarvisio che nell’aprile del 1955 diede i natali a Carlo Alberto, il loro unico figlio.
Alla fine del ’60 Renato ottenne il trasferimento a Gorizia che aveva chiesto allo scopo di offrire al piccolo Carlo Alberto, prossimo ad iniziare il suo percorso scolastico, un ambiente sociale più ricco di opzioni e di opportunità per il suo futuro.
In quello stesso periodo mamma Maria decise di fare ritorno in Italia e di prendere con sé Ruggero.
 
Gli anni di Gorizia
Gli anni di Gorizia, videro la crescita del figlio che, da Carluccio, si trasformò in Carlo, ma che per Carmelina rimase – per tutta la vita – il suo amato Carluccio.
Mamma Carmelina e papà Renato, riversarono tutte le loro energie alla sua crescita e alla sua educazione, che, come spesso accadeva nella famiglie di modeste origini, puntava ad una legittima elevazione personale e sociale dei figli. In alcuni periodi Carmelina, che si occupava giornalmente anche di mamma Maria e di Ruggero, aveva trovato lavoro a ore come domestica, per supportare il bilancio  familiare.
Dopo il matrimonio del figlio Carlo Alberto, Renato si congedò dal servizio ed iniziò il suo pensionamento.  Poco tempo dopo, tenuto conto dell’anzianità di mamma Maria e delle maggiori necessità di assistenza al fratello Ruggero, Carmelina e Renato decisero di unirsi a loro e di convivere sotto lo stesso tetto.
Dopo la morte di mamma Maria, avvenuta nel 1985, Carmelina e Renato continuarono a prendersi cura di Ruggero e, sempre insieme, poterono finalmente prendersi dei momenti di svago e di vacanza. Nel 1986 e nel 1992 si recarono anche a Denver per riabbracciare i fratelli e le loro famiglie.
Fu un periodo felice e sereno, anche se più volte interrotto dalle cure sempre più frequenti per rallentare il processo di cecità che aveva colpito Ruggero.
La fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila riservò a Carmelina il periodo più infelice della sua vita, causato dalla incurabile malattia che colpì il suo amato Renato e che lo portò alla morte nel maggio del 2001.
Convivendo con il suo grande dolore e con la sofferenza che non la abbandonò mai, Carmelina continuò ad assistere Ruggero. Quell’impegno costante la teneva viva,  la sorreggeva e ne alimentava le forze.
 
La scomparsa del fratello Ruggero
Dopo la scomparsa di Ruggero, Carmelina era l’unica supersite degli otto fratelli Gentile. Infatti tra il 2000 e il 2006 anche Carlo, Gianni ed Ettore se ne andarono. Ora anche la foto di Ruggero aveva trovato un posto nell’altarino con le immagini di tutti i suoi cari e presso il quale Carmelina era solita recitare le sue preghiere del mattino e della sera.
La solitudine era attenuata dalla sua passione per lo sport e per il calcio con il grande tifo per il Milan, mutuato dal milanese rossonero Renato. Anche negli ultimi tempi le piaceva tenersi aggiornata con la lettura del quotidiano locale e, soprattutto, della sua Gazzetta dello Sport, che il figlio Carlo Alberto le recapitava nelle sue visite giornaliere.
Pur se negli ultimi anni non le era più possibile godere della sua piena libertà di movimento, aspettava con ansia le giornate in cui, sempre sorretta dal figlio, si dedicava alla spesa del sabato ed alle passeggiate del martedì e del giovedì.
Alcuni mesi dopo aver compiuto i 92 anni, a seguito di una banale caduta tra le mura di casa, che le procurò la frattura del femore, iniziò per Carmelina un periodo di grandi sofferenze dal quale non si riprese più. Tuttavia, anche nelle condizioni più precarie, il suo carattere forte e indomabile, di tanto in tanto,  emergeva e si manifestava contro le costrizioni e gli impedimenti corporali cui era sottoposta.
Dopo cinque mesi di quella feroce sofferenza, nella notte del 24 novembre 2018, mano nella mano con il figlio Carlo, i suoi occhi verdi-azzurri si chiusero per sempre.

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