Lavoratore instancabile, solare, estroverso, sempre affettuoso e innamorato della sua famiglia. Provato duramente dalla perdita del giovanissimo e amato primogenito, ha saputo conservare e accrescere la fede e l'amore in Dio.
Damiano nel giorno del suo matrimonio con Giuseppina
Damiano nel giorno del suo matrimonio con Giuseppina
Nato a Ragonà, una frazione del Comune di Nardodipace in provincia di Vibo Valentia, il 10 gennaio 1928, Damiano Michele Campise era il primogenito di Cosimo e Caterina Tassone.
I genitori, così come la maggior parte degli abitanti della piccola frazione arroccata nella parte alta della valle della fiumara Allaro, erano impegnati nei lavori agricoli e Damiano, fin da piccolo aveva cominciato a seguirli ed aiutarli.
Fu così che conobbe Giuseppina, una bambina poco più piccola di lui, anche lei figlia di agricoltori che abitavano in quella amena località delle montagne della Calabria. Giorno dopo giorno, quando gli occhi di quei bambini si incontravano i loro sorrisi si facevano sempre più intensi e Damiano si sentiva sempre più unito in una tenera amicizia con quella dolce ragazzina che faceva battere il suo cuore. Quanto si incontravano, Damiano la salutava con un timido bacetto fino a che si accorse che quella dolce amicizia si era trasformata in un giovane e tenero amore.
Il tempo passava e Damiano era diventato un giovane e forte uomo, un lavoratore assiduo e instancabile, e si andava sempre più delineando il suo carattere generoso ed espansivo.
Ma proprio in quel periodo in cui il suo amore per Giuseppina era maturato e proprio quando sognava il coronamento di quel sogno meraviglioso con la sua amata, la famiglia di Giuseppina si trasferì a Caccuri e si convertì alla religione cristiana evangelica.
Una volta di più Damiano si rese conto di quanto quel sentimento fosse diventato grande, maturo, pervadente, e capì che non poteva proprio rinunciare all’amore della sua vita. Così, dopo poco, si recò nella nuova località di residenza di Giuseppina e, giurandole amore eterno, le chiese di sposarlo.
“Non è possibile. Ora le nostre religioni ci dividono” – fu la triste e infelice risposta di Giuseppina. Ma niente e nessuno avrebbe potuto fermare quell’amore. Damiano non si arrese e decise di convertirsi anche lui.
Non c’erano più ostacoli e finalmente il 4 giugno 1950 Damiano e Giuseppina poterono coronare il loro sogno d'amore, continuando a vivere a Caccuri, un delizioso borgo medievale dominato da un suggestivo ed imponente maniero.
E fu proprio quel paesino, con il suo fascino tutto unico e la sua magica attrazione che, il 18 marzo 1951, diede i natali a Salvatore, il primogenito di Damiano e Giuseppina.
Il 1° settembre del 1956, la famiglia ebbe la gioia anche della nascita della secondogenita Maria. Papà Damiano, raccontando di quel felice momento, ricordava anche che, proprio in quel periodo, lavorava a Roma.
Insieme a quella indescrivibile emozione e alla gioia immensa di essere diventato padre per la seconda volta, in Damiano prendeva sempre più corpo la necessità di trovare una soluzione concreta alla precarietà causata dalla carenza di lavoro e il desiderio di un’evoluzione economica e sociale, per poter offrire alla sua famiglia un futuro migliore.
Così, nel 1958, Damiano lasciò la sua terra e si trasferì in Germania alla ricerca di una solida occupazione. Trovò lavoro in una fattoria di Singen, una cittadina situata vicino al confine con la Svizzera, nella regione del lago di Costanza. Il lavoro era davvero duro, ma quel grande impegno e sacrificio era ricompensato da una buona gratificazione economica.
Il 10 maggio del 1959 Damiano diventa padre di Cosimo, ma il piccolo, prima ancora di sbocciare alla vita, per un tragico errore dovuto ad una cura sbagliata, muore nel febbraio del 1960.
Intanto Damiano si era fatto stimare e riconoscere per la sua dedizione ed il suo impegno nel lavoro e si era integrato in quei luoghi dove, pur mancandogli sempre il profumo della sua terra, il calore del suo sole e l’umanità della sua gente e, soprattutto, l’affetto e l’amore della sua famiglia, il suo ottimismo e la sua capacità espansiva gli permisero di integrarsi bene.
Durante l'anno Damiano ritornava, nella sua terra, a Caccuri per il periodo della vendemmia e dell’imbottigliamento del vino. Qui, il primogenito Salvatore, con grande impegno e dedizione, aiutava papà Damiano a trasportare l’uva raccolta con l’ausilio di un asinello lungo un impegnativo percorso - da Caccuri ad Eniguri - che li impegnava per circa mezz’ora.
A volte Damiano faceva ritorno al paese anche per le vacanze di Natale e, si dedicava, con gli altri familiari, all’uccisione del maiale. Si trattava di un vero e proprio rito dell’antica cultura contadina, una festa gioiosa e di socializzazione per l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa.
Nel 1960 la moglie Giuseppina, con il figlio Salvatore, si trasferirono in Germania con Damiano, mentre la piccola Maria, che trascorse la sua prima infanzia in Calabria con i nonni materni, raggiunse la famiglia in Germania solo all’età di 10 anni.
Nell’inverno del 1963 Damiano fu vittima di un brutto incidente che, fortunatamente si risolse senza gravi conseguenze. Mentre si recava la lavoro in bicicletta fu urtato da un’autovettura e fu sbalzato fuori dalla carreggiata. Rimase a terra, senza potersi muovere, né farsi notare, per un tempo interminabile. Le rigide temperature e le contusioni subite sembravano averlo immobilizzato. Ma, fortunatamente, trovò la forza per rialzarsi e farsi vedere e, in questo modo, venne soccorso ed accompagnato al pronto soccorso.
Tra il 1964 e 1965, per motivi di lavoro, Damiano si trasferisce con la famiglia nella cittadina di Stockach, nel Baden-Württemberg e in quel periodo, il 6 ottobre del 1964, nasce Davide, il loro quarto figlio. Tre anni più tardi, nel 1967, Damiano decide di fare ritorno a Caccuri.
Qui, grazie all’esperienza maturata ed ai risparmi di quegli anni di duro lavoro, intraprende l’attività di fruttivendolo e acquista il mitico Fiat 615 di colore rosso, proprio come il suo cuore innamorato della famiglia e della sua terra. Mentre lo guardava orgoglioso – fu proprio il primo camion del paese - Damiano era consapevole di quanto quello strumento sarebbe stato utile nello sviluppo della sua nuova attività.
Ma, se da una parte, dopo il ritorno a Caccuri e la nuova attività, la vita pareva assumere un sapore diverso e giorno dopo giorno restituiva a Damiano il piacere di vivere la sua terra, le sue amicizie e, soprattutto, la sua famiglia, il destino gli stava per riversare il più atroce dei dolori che può essere inflitto ad una persona, ad un padre.
Il 13 luglio del 1969, a Como, dove si era trasferito per lavoro, il primogenito Salvatore, perse la vita in un tragico incidente occorsogli in sella ad una moto. Damiano aveva perso il suo braccio destro, il figlio che in molte occasioni era stato la sua ombra e il suo supporto, la sua luce. Fu per tutti un dolore atroce, e da quella sofferenza Damiano e la moglie Giuseppina non si ripresero più. La gioia e la felicità scomparvero dalla loro vita e dalla loro casa, ma in tanta tragedia, seppero conservare il loro amore e la fede in Dio, che li unì ancor più.
Instancabile, Damiano continuò a lavorare, dedicandosi alla famiglia ed iniziò anche la costruzione della sua casa, con le sue mani. Era una lavoro davvero gravoso quello che doveva sostenere, soprattutto quando percorreva ben 7 chilometri per trasportare le pietre che servivano alla costruzione, aiutato da un asino.
La vita andava avanti e il 10 aprile del 1971 nacque Samuele. Quel felice evento riportò serenità e luce nella famiglia e Damiano continuò a dedicarsi all’edificazione della casa di famiglia. Questa, inizialmente, era composta da una grande stanza a cui, nel 1972 venne aggiunto il piano superiore. In seguito, nel 1973, Damiano fece costruire un altro edificio proprio accanto alla prima casa.
Così Damiano rimase sempre un gran lavoratore, dedicato alla famiglia, affettuoso ed espansivo con i suoi cari. Dedicava con passione anche molto del suo tempo libero alla lettura della Bibbia e a quella fede in Dio, che aveva saputo abbracciare molti anni prima per amore della sua Giuseppina.
Si spense all'ospedale di Crotone il 26 agosto del 2008. Riposa nel cimitero di Caccuri assieme alla moglie Giuseppina († 2010) e ai figli Salvatore († 1969) e Cosimo († 1960).
Nato a Ragonà, una frazione del Comune di Nardodipace in provincia di Vibo Valentia, il 10 gennaio 1928, Damiano Michele Campise era il primogenito di Cosimo e Caterina Tassone.
I genitori, così come la maggior parte degli abitanti della piccola frazione arroccata nella parte alta della valle della fiumara Allaro, erano impegnati nei lavori agricoli e Damiano, fin da piccolo aveva cominciato a seguirli ed aiutarli.
Fu così che conobbe Giuseppina, una bambina poco più piccola di lui, anche lei figlia di agricoltori che abitavano in quella amena località delle montagne della Calabria. Giorno dopo giorno, quando gli occhi di quei bambini si incontravano i loro sorrisi si facevano sempre più intensi e Damiano si sentiva sempre più unito in una tenera amicizia con quella dolce ragazzina che faceva battere il suo cuore. Quanto si incontravano, Damiano la salutava con un timido bacetto fino a che si accorse che quella dolce amicizia si era trasformata in un giovane e tenero amore.
Il tempo passava e Damiano era diventato un giovane e forte uomo, un lavoratore assiduo e instancabile, e si andava sempre più delineando il suo carattere generoso ed espansivo.
Ma proprio in quel periodo in cui il suo amore per Giuseppina era maturato e proprio quando sognava il coronamento di quel sogno meraviglioso con la sua amata, la famiglia di Giuseppina si trasferì a Caccuri e si convertì alla religione cristiana evangelica.
Una volta di più Damiano si rese conto di quanto quel sentimento fosse diventato grande, maturo, pervadente, e capì che non poteva proprio rinunciare all’amore della sua vita. Così, dopo poco, si recò nella nuova località di residenza di Giuseppina e, giurandole amore eterno, le chiese di sposarlo.
“Non è possibile. Ora le nostre religioni ci dividono” – fu la triste e infelice risposta di Giuseppina. Ma niente e nessuno avrebbe potuto fermare quell’amore. Damiano non si arrese e decise di convertirsi anche lui.
Non c’erano più ostacoli e finalmente il 4 giugno 1950 Damiano e Giuseppina poterono coronare il loro sogno d'amore, continuando a vivere a Caccuri, un delizioso borgo medievale dominato da un suggestivo ed imponente maniero.
E fu proprio quel paesino, con il suo fascino tutto unico e la sua magica attrazione che, il 18 marzo 1951, diede i natali a Salvatore, il primogenito di Damiano e Giuseppina.
Il 1° settembre del 1956, la famiglia ebbe la gioia anche della nascita della secondogenita Maria. Papà Damiano, raccontando di quel felice momento, ricordava anche che, proprio in quel periodo, lavorava a Roma.
Insieme a quella indescrivibile emozione e alla gioia immensa di essere diventato padre per la seconda volta, in Damiano prendeva sempre più corpo la necessità di trovare una soluzione concreta alla precarietà causata dalla carenza di lavoro e il desiderio di un’evoluzione economica e sociale, per poter offrire alla sua famiglia un futuro migliore.
Così, nel 1958, Damiano lasciò la sua terra e si trasferì in Germania alla ricerca di una solida occupazione. Trovò lavoro in una fattoria di Singen, una cittadina situata vicino al confine con la Svizzera, nella regione del lago di Costanza. Il lavoro era davvero duro, ma quel grande impegno e sacrificio era ricompensato da una buona gratificazione economica.
Il 10 maggio del 1959 Damiano diventa padre di Cosimo, ma il piccolo, prima ancora di sbocciare alla vita, per un tragico errore dovuto ad una cura sbagliata, muore nel febbraio del 1960.
Intanto Damiano si era fatto stimare e riconoscere per la sua dedizione ed il suo impegno nel lavoro e si era integrato in quei luoghi dove, pur mancandogli sempre il profumo della sua terra, il calore del suo sole e l’umanità della sua gente e, soprattutto, l’affetto e l’amore della sua famiglia, il suo ottimismo e la sua capacità espansiva gli permisero di integrarsi bene.
Durante l'anno Damiano ritornava, nella sua terra, a Caccuri per il periodo della vendemmia e dell’imbottigliamento del vino. Qui, il primogenito Salvatore, con grande impegno e dedizione, aiutava papà Damiano a trasportare l’uva raccolta con l’ausilio di un asinello lungo un impegnativo percorso - da Caccuri ad Eniguri - che li impegnava per circa mezz’ora.
A volte Damiano faceva ritorno al paese anche per le vacanze di Natale e, si dedicava, con gli altri familiari, all’uccisione del maiale. Si trattava di un vero e proprio rito dell’antica cultura contadina, una festa gioiosa e di socializzazione per l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa.
Nel 1960 la moglie Giuseppina, con il figlio Salvatore, si trasferirono in Germania con Damiano, mentre la piccola Maria, che trascorse la sua prima infanzia in Calabria con i nonni materni, raggiunse la famiglia in Germania solo all’età di 10 anni.
Nell’inverno del 1963 Damiano fu vittima di un brutto incidente che, fortunatamente si risolse senza gravi conseguenze. Mentre si recava la lavoro in bicicletta fu urtato da un’autovettura e fu sbalzato fuori dalla carreggiata. Rimase a terra, senza potersi muovere, né farsi notare, per un tempo interminabile. Le rigide temperature e le contusioni subite sembravano averlo immobilizzato. Ma, fortunatamente, trovò la forza per rialzarsi e farsi vedere e, in questo modo, venne soccorso ed accompagnato al pronto soccorso.
Tra il 1964 e 1965, per motivi di lavoro, Damiano si trasferisce con la famiglia nella cittadina di Stockach, nel Baden-Württemberg e in quel periodo, il 6 ottobre del 1964, nasce Davide, il loro quarto figlio. Tre anni più tardi, nel 1967, Damiano decide di fare ritorno a Caccuri.
Qui, grazie all’esperienza maturata ed ai risparmi di quegli anni di duro lavoro, intraprende l’attività di fruttivendolo e acquista il mitico Fiat 615 di colore rosso, proprio come il suo cuore innamorato della famiglia e della sua terra. Mentre lo guardava orgoglioso – fu proprio il primo camion del paese - Damiano era consapevole di quanto quello strumento sarebbe stato utile nello sviluppo della sua nuova attività.
Ma, se da una parte, dopo il ritorno a Caccuri e la nuova attività, la vita pareva assumere un sapore diverso e giorno dopo giorno restituiva a Damiano il piacere di vivere la sua terra, le sue amicizie e, soprattutto, la sua famiglia, il destino gli stava per riversare il più atroce dei dolori che può essere inflitto ad una persona, ad un padre.
Il 13 luglio del 1969, a Como, dove si era trasferito per lavoro, il primogenito Salvatore, perse la vita in un tragico incidente occorsogli in sella ad una moto. Damiano aveva perso il suo braccio destro, il figlio che in molte occasioni era stato la sua ombra e il suo supporto, la sua luce. Fu per tutti un dolore atroce, e da quella sofferenza Damiano e la moglie Giuseppina non si ripresero più. La gioia e la felicità scomparvero dalla loro vita e dalla loro casa, ma in tanta tragedia, seppero conservare il loro amore e la fede in Dio, che li unì ancor più.
Instancabile, Damiano continuò a lavorare, dedicandosi alla famiglia ed iniziò anche la costruzione della sua casa, con le sue mani. Era una lavoro davvero gravoso quello che doveva sostenere, soprattutto quando percorreva ben 7 chilometri per trasportare le pietre che servivano alla costruzione, aiutato da un asino.
La vita andava avanti e il 10 aprile del 1971 nacque Samuele. Quel felice evento riportò serenità e luce nella famiglia e Damiano continuò a dedicarsi all’edificazione della casa di famiglia. Questa, inizialmente, era composta da una grande stanza a cui, nel 1972 venne aggiunto il piano superiore. In seguito, nel 1973, Damiano fece costruire un altro edificio proprio accanto alla prima casa.
Così Damiano rimase sempre un gran lavoratore, dedicato alla famiglia, affettuoso ed espansivo con i suoi cari. Dedicava con passione anche molto del suo tempo libero alla lettura della Bibbia e a quella fede in Dio, che aveva saputo abbracciare molti anni prima per amore della sua Giuseppina.
Si spense all'ospedale di Crotone il 26 agosto del 2008. Riposa nel cimitero di Caccuri assieme alla moglie Giuseppina († 2010) e ai figli Salvatore († 1969) e Cosimo († 1960).
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